Come nasce il Viaggio - E tu nun pienz'a mme

Come nasce il Viaggio - E tu nun pienz'a mme

La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni“ diceva Massimo Troisi, una frase che sembra cucirsi addosso a Raffaele Sacco e Gaetano Donizetti quando, insieme, realizzarono forse la prima canzone d’autore di sempre, Te voglio bene assaje.

E l’ottico napoletano, che fu anche poeta, scrittore, nonché frequentatore dei più mondani e letterati salotti della città di Partenope, questo lo sapeva bene quando scrisse questo capolavoro, che parla di un amore finito senza preavviso, capace di logorare il cuore di un giovane affranto, forse egli stesso. Arrivate all’orecchio di Gaetano Donizetti nel 1839 queste parole furono capaci di fare breccia nel suo cuore, tanto da spingerlo a metterle in musica [1].

Alcuni studiosi, però, ritengono che le musiche non possano essere effettivamente del Donizetti, impegnato a Parigi per lavoro dopo essere stato a Napoli fino all’anno precedente, dove tra le altre cose aveva messo in scena al Teatro di San Carlo la prima della Lucia di Lammermoor. In tal caso la paternità più probabile potrebbe essere quella di Filippo Campanella, compagno e amico dello stesso Sacco [2].

Tant’è, la leggenda vuole che ciò che ne uscì fu una canzone talmente bella che i due autori scesero di notte in strada per eseguirla, e i concittadini di piazza Trieste e Trento anziché lamentarsi per gli schiamazzi si affacciarono tutti dai balconi per applaudire. Nei mesi successivi, poi, il successo fu talmente esagerato che si arrivarono a vendere addirittura 180.000 copielle, ossia i libretti in cui venivano venduti i testi.

Tecnicamente, poi, si tratta di un brano che viene indicato come il punto di svolta dalla musica popolare alla canzone d’autore, dal momento che parliamo del primo prodotto musicale che ha partecipato alla gara canora della festa di Pedigrotta [3]. L’eco di questo capolavoro fu talmente grande che il giornalista Raffaele Tommasi, il 6 agosto del 1840, scrisse su Omnibus (un settimanale letterario di quel tempo) “sfido chiunque dei miei lettori a dare un passo, o a ficcarsi in un luogo dove il suo orecchio non sia ferito all'acuto suono di una canzone, che da non molto da noi introdottasi, trovasi sulle bocche di tutti, ed è venuta in sì gran fama da destar l'invidia dei più valenti compositori" [4].

Come riportato all’interno del nostro copione, quindi, l’asimmetria sentimentale che viene raffigurata all’interno di questo brano trova una perfetta corrispondenza nei 5/4 del tempo di Take Five, brano realizzato nel 1959 da Paul Desmond appartenente all’album Time Out del Dave Brubeck Quartet e contenente il primo assolo di batteria all’interno di un disco, quello di Joe Morello. Questo pezzo jazz, pur non essendo il primo del suo genere, riuscì a raggiungere la 25° posizione della Billboard Hot 100 e la quinta di Billboard’s Easy Listening Survey per la sua orecchiabilità commerciale.

Analizzando la sua genesi, Brubeck narrò che questo nacque mentre lavoravano a un album realizzato soltanto con metriche inusuali e Desmond improvvisamente accennò “un assolo di sassofono in mi bemolle minore su un’improvvisazione ritmica in 5/4 di Joe Morello alla batteria”. Ciò che ne uscì venne subito individuato come un grande successo da Brubeck stesso, che ne compose una seconda versione nel 1961 con la partecipazione al testo di sua moglie Iola per concederlo a Carmen McRae, che fu a sua volta ripresa nel 1976 da Al Jarreau che ne fece una versione scat [5].

Un sussulto dispari nella solida binarietà dell'africanìa del jazz, ma anche la linea di demarcazione tra il drumming virtuoso di Joe Morello e quello avvolgente di Alan Dawson: l'accompagnamento di quest'ultimo nella celebre versione dal vivo è un omaggio all'eleganza ed alla ricerca poliritmica, tipica del drumming nero di ispirazione elvinjonesiana” la dichiarò il percussionista Massimo Carrano, mentre Antonio Mercurio, primo contrabasso dell’orchestra Toscanini, individua nel picchiettare del piano i due minori bemolli, mi e si, “le formule tipiche del soul-jazz, ma anche del rhythm & blues. Pur restando un pezzo immortale si ha sempre la sensazione di suonare un'epoca, uno stile di vita votato all'incontro, al live, alla libertà dell'improvvisazione e d'espressione, oltre che della texture sonora del periodo” [6].

 

[1] "Te vojo bene assaje" la storia della prima canzone d'autore, redazione, Napoli Milionaria

[2] Te vojo bene assaje, Wikipedia

[3] Vedi nota 1

[4] Vedi nota 2

[5] Take Five, Wikipedia

[6] "Take Five", il brano in 5/4 due volte fuori dal tempo, Giuseppe Gaetano, Corriere della Sera

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